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Le comunità di pratica 

(tratto da "Uso di Moodle per la gestione delle Comunità di pratiche". Franco Cesari - Università di Padova, Ottobre 2011)


Le comunità di pratica (acronimo CDP o COP, dall'espressione in lingua inglese "Communities Of Practice"), sono gruppi sociali che hanno come obiettivo il generare conoscenza organizzata a cui ogni individuo può avere libero accesso”1.


Tali comunità sono formate da persone che svolgono attività affini, interagendo tra loro in modo informale e che, attraverso il confronto, scambiano e sviluppano conoscenza.


Le comunità di pratica, dunque, possono nascere all'interno di una qualsiasi organizzazione, spesso si creano e si sviluppano spontaneamente a seguito anche di un semplice fabbisogno di socializzazione finalizzato alla condivisione delle esperienze quotidiane, piuttosto che di pratiche lavorative, di studio e/o di ricerca.


Di solito, anche se con le debite eccezioni, le comunità di pratica non sono associazioni riconosciute, proprio per il fatto di non essere istituzionalizzate: l'adesione volontaristica su cui si basano le rende poco evidenti e classificabili ad un ipotetico censimento.



Le comunità di pratica rappresentano a loro volta un valido modello per affrontare lo studio della gestione della conoscenza, nella misura in cui esse “costituiscono un’infrastruttura organizzativa concreta per la realizzazione del sogno di un’organizzazione che apprende"2, nell’ottica concettuale nota come "scienza dell'azione" (Chris Argyris, 1995), vale a dire il processo di ricerca scientifica che si concentra su un argomento e lo approfondisce di continuo mediante feedback reiterati.


Tra i diversi canali di comunicazione utilizzabili dalle CDP, in questo elaborato verrà maggiormente considerato il canale comunicativo rappresentato dalla rete internet.


Le attuali tecnologie dell'informazione possono agevolmente favorire e supportare i processi di scambio e di apprendimento. Il WEB contribuisce ad abbattere le distanze geografiche tra gli individui e tra le organizzazioni: è proprio attraverso di esso che possono svilupparsi con facilità molti e variegati ambienti virtuali organizzati; gran parte di questi rappresentano delle vere e proprie comunità “online”.

Occorre tuttavia considerare in via preliminare che esiste una vasta gamma di comunità online e che solo una parte di esse può essere definita propriamente CDP e quindi, rappresentare un ambito di ricerca e di studio valido per quanto attiene l'innovazione insita nelle modalità di condivisione e collaborazione che esse possono promuovere.3


Un interessante quadro di riferimento inerente l’analisi delle comunità di pratica online è fornito dal paradigma teorico delle ‘comunità di pratica’ di Jean Lave (1991, 1997) e Etienne Wenger (1991, 2002), che, tra l'altro, pone l'accento sulla differenziazione delle CDP rispetto alle altre modalità di aggregazione ed interazione via WEB, come ad esempio le Comunità di interesse o le comunità di auto-aiuto (Preece, 2000), in virtù della loro più o meno dichiarata ed evidente focalizzazione sui processi di creazione della conoscenza.


In particolare, Wenger (in “Coltivare comunità di pratica” – 2002) contraddistingue una comunità di pratica attraverso l'esplicitazione di tre caratteristiche peculiari:


  1. The domain: una CDP non è soltanto un gruppo di amici o una rete di connessioni, ma evidenzia una sua identità rappresentata da un campo di interesse comune, al cui interno vengono considerati in via prioritaria elementi come la competenza collettiva e l’apprendimento tra pari.

  2. The community: nel perseguire gli interessi condivisi (The domain), i membri della CDP si impegnano in attività partecipate così come in discussioni, aiutandosi l’un l’altro e mettendosi reciprocamente a disposizione informazioni. Si vengono a costruire relazioni in grado di permettere l’apprendimento condiviso.

  3. The practice: una comunità di pratica non rappresenta una semplice comunità di persone con un interesse comune, ma è data da un insieme di professionisti ed esperti che sviluppano un repertorio comune di risorse formato da esperienze, storie, strumenti e modalità per risolvere problematiche ricorrenti di loro interesse: in sintesi, buone pratiche.

Wenger, inoltre, sostiene che l’apprendimento è generato dall’interazione tra esperienza e competenza e che le dinamiche correlate di queste due dimensioni rappresentino il sistema che alimenta la crescita di una comunità.


In effetti, l’interazione tra esperienza e competenza, può avvenire, secondo Wenger (ibidem), attraverso due modalità: la principale è rappresentata dall’’apprendistato, dove è la competenza della comunità che guida l’esperienza del nuovo arrivato attraverso una negoziazione di significati. Grazie a questo continuo processo si attua gradualmente un allineamento dell’esperienza del nuovo membro (apprendista) al regime di competenza della comunità. Tale interazione può avvenire, tuttavia, anche nel modo opposto: a volte può accadere che sia l’esperienza del nuovo arrivato a guidare la competenza della comunità e a determinarne un nuovo assetto e un nuovo riallineamento. Può accadere infatti che un nuovo membro porti con sé, all’interno della comunità, una nuova proposta, una nuova esperienza talmente difforme dal regime della competenza presente e che con essa crei delle forti dissonanze ed interferenze.


Nel caso in cui il nuovo membro, attraverso la sua legittimazione nella comunità, riesca a negoziare la sua esperienza di significato, riuscirà ad interessare tutto il gruppo e nel tempo a modificare e riallineare in modo nuovo il regime della competenza della propria comunità, creando nuovo apprendimento.


Queste due modalità di interazione sono cruciali per l’evoluzione della pratica della comunità e, fino a quando esse determinano un equilibrio instabile e in continuo riallineamento, garantiscono alla comunità stessa possibilità di sviluppo e di apprendimento.


Quanto sopra stimola quindi una riflessione in merito al concetto di identità. Nell'ambito di un gruppo l'individuo rafforza la propria identità attraverso due fasi: la prima è caratterizzata dall’acquisizione di conoscenza e la seconda dall’utilizzo di questa nella pratica quotidiana. Una serie di esperienze vissute all’interno di un contesto specifico acquistano senso per l'individuo in quanto appartenente a quella specifica comunità.


La comunità rafforza l’identità dei suoi componenti accettandone le esperienze pregresse, valorizzandole all’interno della stessa comunità e facendole diventare patrimonio comune. Inoltre, i membri della comunità partecipano e consolidano le relazioni interne traguardando gli sviluppi futuri. Le CDP condividono una cultura, esprimono e coltivano un proprio linguaggio, un vocabolario ed un modo di esprimersi, anche gergale, che viene a crearsi e definirsi nel tempo. Il senso di coesione si sedimenta e si rafforza grazie ad una comune modalità di interpretare e affrontare gli eventi che via via si presentano.


Le CDP trovano fondamento nell'assunto che l'apprendimento è un processo generale e sociale, non esclusivo, né individuale: ogni membro può vantare, in maniera più o meno consapevole, un bagaglio di esperienze da mettere a fattore comune, man mano che la collaborazione si sviluppa e prende forma. L'apprendimento è quindi "situato" (Lave, 1990; Brown and Collins, 1989) non rispetto ad un contesto spazio-temporale, quanto piuttosto nei confronti di una "pratica", intesa come "prassi" lavorativa, di studio, o comunque operativa. Con il termine "pratica" viene a definirsi sia l'effettivo realizzarsi dell'attività, sia la metaconoscenza che la rende possibile. Apprendere una pratica, dunque, viene a significare l'essere in grado di svolgere un'attività con conoscenze, abilità e competenze che consentono di agire in modo efficace ed efficiente.


La pratica è dunque, inevitabilmente, il nucleo centrale di ciascuna comunità di pratica. Vale a dire che il valore autentico di tutte le comunità di pratica, il loro patrimonio reale, è dato proprio dalla condivisione del bagaglio di esperienze, unito alla conoscenza prodotta ed acquisita sul campo.


Questa conoscenza, così generata, non è facilmente codificabile formalmente, né trasferibile attraverso processi formativi tradizionali. Per consentire lo sviluppo di un reale apprendimento è necessario che tanto il bagaglio di esperienze, quanto la conoscenza prodotta, siano interiorizzati attraverso un continuo processo di socializzazione. Lo sviluppo della conoscenza individuale richiede la partecipazione attiva del soggetto a un contesto sociale nel quale è proprio l'interazione tra e con persone esperte che produce apprendimento4.


Non tutte le comunità online presentano le caratteristiche appena menzionate. Molto spesso si commette l'errore di definire CDP quelle che sono, in realtà, aggregazioni tese a condividere il solo ruolo professionale (“Ordini”, come quello degli Ingegneri o dei Giornalisti, ad esempio); a volte invece ci si imbatte in comunità di apprendimento nate in seguito ad un’esperienza formativa, ma che non condividono, in effetti, alcuna pratica lavorativa/operativa; infine un caso molto diffuso è quello delle comunità che si basano esclusivamente sull’aspetto connesso alla socializzazione e alle relazioni, di cui un esempio sono i social network.


Il modello teorico di Wenger ci aiuta quindi a riconoscere e a distinguere, tra le molteplici comunità presenti in rete, quelle che possono essere definite propriamente ed a pieno titolo come Comunità di Pratica.


2Da “Coltivare comunità di pratica. Prospettive ed esperienze di gestione della conoscenza”, di Wenger E., McDermott R., Snyder W.M.

3Van Dijk ne “La Società delle Reti” descrive come potrebbe evolvere la società in un ottica di consapevole e progressiva interconnessione. Egli sostiene che il tessuto sociale moderno è in realtà la risultante di una serie di reti sociali, tra loro interconnesse da legami multipolari e multilivello. Ne deriva che, nel WEB, le dimensioni inerenti la comunicazione interpersonale, quella di carattere meramente organizzativo e la comunicazione di massa tendono a fondersi insieme, in un continuum caratterizzato da confini sempre meno evidenti e definibili. Le persone arrivano a poter vantare una maggiore o minore capacità di accesso alle informazioni in misura proporzionale alla loro capacità nel promuovere o nel costituirsi parte di una o più reti.

4Wenger afferma che l'apprendimento è dato dalla "partecipazione periferica legittima ad una comunità di pratica" (Lave e Wenger, 1991)


 
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